Il paese
“Straordinaria gemma del Sud”, così è stata definita Guardia Sanframondi dall’illustre studioso Raffaello Causa, rimasto incantato dal centro storico del paese e dalla sua peculiare struttura urbanistica risalente al 1450: piccole e tortuose stradine in acciottolato che si avvolgono a forma di elica intorno all’imponente castello di Sanframondo che sovrasta ogni cosa, componendo un insieme assai suggestivo.
Costituito da case modeste e da dimore gentilizie, alzando gli occhi capita di scorgere gli stemmi delle famiglie importanti, oltre agli archi delle quattro porte che delimitavano il borgo; mentre la ripida via del Pontile ricorda il ponte levatoio del passato.
Salendo verso il castello appaiono alla vista pittoreschi scorci sui campi ricchi di olivi, viti e alberi da frutta e giunti in cima a tutto si può godere una splendida vista sulla valle del Calore, i monti Mutria e la catena del Taburno.
Il borgo conobbe una notevole espansione nel Seicento, periodo di grande benessere dovuto alla fiorente attività di concia delle pelli, cui conseguì l’edificazione e l’abbellimento di importanti monumenti ad opera dei più grandi artisti dell’epoca, chiamati all’uopo dalla città di Napoli.
Troviamo al di là del torrente Ratello, che separa la parte seicentesca da quella medievale, sulla via Nazionale, la basilica di San Sebastiano, rifatta per volere dei conciatori con stucchi di Domenico Vaccaro e affreschi di Paolo De Matteis, lasciando il visitatore attonito davanti a un vero e proprio gioiello del Seicento napoletano.
Anche la chiesa dell’Annunziata, la più antica del paese, nel cuore del centro storico e la chiesa di San Rocco, appena fuori le mura, furono abbellite con tele del de Matteis, ma sono chiuse per restauri (1998), così come il seicentesco convento di San Francesco.
Il santuario dell’Assunta, chiesa parrocchiale codedicata al patrono del paese, San Filippo Neri, ha un prezioso soffitto ligneo dorato del 1650, oltre alla statua dell’Assunta del XIV secolo ma di stile romanico.
La chiesa è rinomata anche oltreconfine per il rito dei Battenti in onore dell’Assunta che si rinnova ogni sette anni. Infine, per gli amanti delle passeggiate nel verde, consigliamo le gradevolissime escursioni al monte Guardia e Bocca della Selva e una visita alla Pineta e all’Oasi Faunistica, che comprende trenta ettari in cui vivono cervi, daini, fagiani e lepri. Chi si reca in visita a Guardia non può mancare di assaporare il buon vino d.o.c.
Un pò di storia
È capoluogo di mandamento nel circondario di Cerreto Sannita, diocesi di Telese e Cerreto. Confina con S. Lorenzo Maggiore, Cerreto Sannita, S. Lorenzello, Castelvenere e Solopaca. È distante circa otto chilometri dalla più prossima stazione ferroviaria, che è quella di Solopaca. Il paese è situato sul pendio di una elevata collina, coverta tutta di lussureggiante vegetazione in olivi, vigneti e alberi da frutto di ogni specie. Indubbiamente Guardia Sanframondi possiede un territorio ubertoso, ben coltivato, che da rendita proficua al proprietario e all’agricoltore; ed esporta in molti e lontani punti della provincia le sue uve, i fichi, gli oli, il vino. L’agro intero, che supera di poco i seimila moggi, è ricco di molti abituri rurali, di parecchie casine di campagna. Anche la viabilità vi è in molto sviluppo. È attraversato dalla Sannitica.
Le notizie cronistiche su questo paese non vanno oltre l’epoca normanna; e la tradizione vorrebbe fosse sorto da case costruite accosto e sotto la protezione di una torre fabbricatavi dai Sanframondo a Guardia dei loro possedimenti abbastanza estesi nella valle Telesina. Anche presentemente v’esiste la così detta Torre dei Sanframondo. Questa tradizione è erronea, e può riferirsi, tutto al più, soltanto all’ingrandimento del paese, ma non all’origine, perché il paese esisteva pria del dominio dei Sanframondo. Non è però nostro compito approfondire questa parte illustrativa del paese, nè, d’altronde, potremmo farlo con molta accuratezza, mancando del tutto i documenti d’archivio sui quali adagiare un securo giudizio. La nuova più antica della terra abitata rinviensi nella narrazione delle gesta di Re Ruggiero fatta dall’Abate Telesino; ma i Sanframondo erano orgogliosi di chiamarsi orti ex genere Normandorum, siccome da un documento del 1151 rilevasi. Abbiamo voluto indagare alcun poco la probabile origine del nome, ed abbiamo rinvenuto che nell’anno 856 (epoca longobarda o principato di Benevento) esisteva un vico di Telese chiamato vico di S. Fremondo. Questa circostanza, che rilevasi nitida da un documento riportato dal Gattola nell’Historia Cassinensis e dalle menzione fattane dall’Ostiense (documento nel quale un nobile Maione figlio del quondam Teosperto, abitante del vico di S. Fremendo presso Telese, vicino la chiesa di S. Maria Geofora, volle morire vestito da benedettino, e offrì al monastero Cassinese le sue corti in Puglianello) chiarisce abbastanza che un Fremendo abbia dato il nome al vico o borgo della Telese longobarda, e che da quel Fremendo sia poscia venuto probabilmente il cognome Sanframondo, che estese i propri possedimenti sulle rovine del Gastaldato di Telese, nello avvicendarsi delle signorie diverse che queste contrade travagliarono. Il Capecelatro nella sua opera sull’origine delle famiglie nobili (voi. II pag. 49) afferma che un Raone di Sanframondo fu il primo signore della Guardia Sanframondi. E nel documento del 1151: ” Ego Guilelmus Sancti Framundi filius q. Ragonis qui de Sancto Framundo fuit cognominatus, etc.”.
Ai tempi di Re Ruggiero chiamavasi il paese soltanto col nome di Guardia; il che ci fa dedurre che il nome dovette essere anteriore alla dominazione dei Sanframondi o Sanframondo.
Erra poi in gran lunga Ciarlante, quando inventa che i Sanframondo riunirono due casali di Faicchio, chiamati Massa superiore e Massa inferiore, e ne edificarono il castello, che dissero Guardia Sanframondi. Questo errore fa proprio sbellicar dalle risa, pensando che Massa inferiore tuttavia, e Massa superiore fu nel luogo dove nel territorio di S. Salvatore sorgeva la Rocca dei Sanframondi o Rocca di S. Salvatore.
Infatti l’Abate Telesino, nel cap. XXVIII, dopo aver parlato delle arti che il conquistatore usava per affezionarsi i Beneventani, e degli accampamenti siti presso il fiume Calore, seguita così: ” Post haec motus inde regreditur, visurus quodam municipium quod nuncupatur Guardia”. Dunque fin del 1138 la terra, abitata e già municipio, si chiamava Guardia. Se ciò non bastasse, abbiamo il documento del cartario della Badia di S. Maria in gruttis del 1160, posteriore di soli. 22 anni all’epoca cui accenna l’Abate Telesino, nel quale vien detto che Guglielmo di S. Fremondo, figlio di Guglielmo, signore di Limata, Guardia ed altro, dona a Pietro di Limata una casalina, che già fu posseduta da Rainone Brettone, nel luogo detto castello. Poco posteriore al 1140 è il catalogo dei baroni. Guardia era in demanio feudale di Guglielmo de Sancto Fraymundo col peso di un solo milite (N. 978), e dipendeva dalla Contea di Caserta (Comitatus Casertae).
Nei frammenti del catasto di Carlo I d’Angiò (anno 1268), viene già chiamata Guardia Sancti Fraymundi, e la si dice abitata da 23 famiglie, che vennero tassate in ragione di augustale uno pro quoltbet foculare. La stessa denominazione conserva nel Cedolario di Re Roberto dei 9 ottobre 1320, dove trovasi tassato di once 5 e tari 29, di tari 3 per disgravio di Alvignano, e di altri 10 per esonero di Caiazzo, e messa fra Limata e Civitella.
Non è malignazione supporre che i Sanframondo tradirono Manfredi, e seguirono Carlo d’Angiò, il quale per forza doveva passare per le loro terre; e che dall’epoca Angioina dati appunto la qualificazione di Guardia in Guardia Sanframondi.
Il dominio degli Angioini della seconda stirpe, cioè dei Durazzeschi, fu di rovina alla casa dei Sanframondo; per cui Guardia passò in potere di Guglielmo della Marra, che ancora la teneva ai tempi di Ladislao, il quale prese Guardia e Cerreto contro i Sanframondo nel 1395.
Nell’anno 1448 Alfonso I d’Aragona, che aveva avuto tra i suoi nemici politici e militari Giovanni di Sanframondo e il padre di lui Guglielmo, figlio dello spogliato. Cola di Sanframondo (il quale Giovanni creduto aveva di riavere il perduto dominio seguendo il partito di Renato figlio di Luigi d’Angiò), richiede Guardia al predetto Giovanni.
Alfonso d’Aragona ebbe i suoi accampamenti presso Guardia, tanto che il diploma col quale fece indulto a Marcuccio Brancia, vescovo di Telese, e a Giovanni di Sanframondo è degli 11 giugno 1440 col datum in nostris felicibus castris apud Guardiam. Nel primo parlamento tenutosi in Napoli da Alfonso d’Aragona nel 1443 intervennero Giovanni e Cola di Sanframondo fra i baroni del Regno.
La vita feudale di Guardia Sanframondi si è posteriormente svolta nel seguente modo. Estinta la famiglia dei Sanframondo per la uccisione dell’ultimo concessionario, Ferdinando I d’Aragona n’investì Diomede Carafa, nel 1483, creandolo Conte di Cerreto: “annectimus, umimus et aggregamus terram de castro Guardiae propre Limatum “. N’investì poi Tommaso Carafa, figlio di Diomede, nel 1487. Rimase sempre a casa Carafa, ma tramutato di poi il titolo di duca in quello di principe di Guardia. E quando casa Carafa si scisse nei due rami di Maddaloni e di Colobrano Guardia fu in potere del principe di Colobrano.
Risulta dalla relazione Bindi nel 1456 che il tremuoto dei 5 dicembre di quell’anno la distrusse. Al N. 35 dell’elenco v’è Guardia Sanframondi con la indicazione “totalmente atterrata”. Ne minore fu la distruzione operatavi dal tremuoto del 1688. Sentasi il Magnati (notizie sroriche dei terremoti ediz. del 1688): “Nella Guardia Sanframondi terra ricca et opulenta di genti e di beni di fortuna, fatta la recognizione dei danni patiti vi manca la maggior parte delle persone ed habitatori di essa, che ascendono al N. di 1200 e la terra tutta cascata dai fondamenti e l’habitazione dei Padri di S. Filippo Neri con la loro Chiesa appena si riconoscono i vestigi di essa con la morte di tutti i religiosi, eccetto un solo vecchio che puotè dar notizia di tanti infortuni e dei beni di quel santo luogo conforme pure è succeduto al Convento dei Padri riformati di S. Francesco”.
Amministrativamente rimase nella provincia di Terra di Lavoro fino al 1861, quando passò a Benevento; ma pria di essere capoluogo di mandamento dipese da Piedimonte, e poscia da Cerreto.
Nei tempi trascorsi vi si esercitava l’industria di conciare le pelli, e il volgo chiamava il paese la Guardia delle sole.
Il fabbricato intero è piuttòsto irregolare, anziché no, le vie sono strette e alquanto erte, nè vi sono edifici considerevoli, siccome dovrebbero essere in un paese che presentemente numera 5354 abitanti, ed è capoluogo di mandamento. La popolazione nei censimenti dell’epoca vicereale contiene la seguente numerazione: 171 famiglie nel 1532, 198 nel 1545, 252 nel 1561, 300 nel 1595 382 nel 1648 e 337 nel 1669. Fu per alcun tempo del secolo XVII dimora di parecchi vescovi di Telese, costretti a fuggire l’aria micidiale del piano.
Tutto il paese è soggetto ad una sola parrocchia, ed ha Opere pie molto ricche. Questa circostanza e la ubertosità del suolo non vi fanno veder poveri vaganti per le vie.
Le principali famiglie sono quelle dei Foschini, Piccirilli, de Blasio, Assini e Brizio, solite a dimorare in Napoli la più parte dell’anno. Sonvi pure fra le agiate quelle dei Moroni e dei Sellaroli, i Cuomo di Napoli, e altre.
Tra gli uomini illustri o di alquanta rinomanza che ivi ebbero i natali non possono tralasciarsi i seguenti.
Timoteo Castello, domenicano, filosofo e teologo eminente, che fu vescovo di Marsico, e morì nel 1633. Il sepolcro trovasi nel Convento della Sanità in Napoli.
Fabio Golino de Vespasiano, avvocato del foro di Napoli nel secolo XVII. Stampò un’ottima opera intitolata ” de procuratoribus tam ad iudicia quam ad negotia “. Napoli 1636 in 4; la quale può studiarsi e consultarsi anche presentemente.
Marzio Piccirilli, egregio avvocato presso le magistrature napoletane alla fine del secolo XVIII e nei primi del seguente. Si hanno di lui pregevoli allegazioni, in ispecie quelle scritte in difesa della patria contro il Principe di Colobrano, che ne era il feudatario.
L’illustrazione maggiore del paese fu nel passato secolo Filippo de Blasio, nato in Guardia nel 1820, morto in Napoli il 3 ottobre del 1878. Giurista dottissimo, oratore illustre, ingegno splendido, mente di aquila, avvocato primissimo in Italia. La patria non seppe mandarlo neppure nel Consiglio della Provincia o al Parlamento nazionale, mentre era indubbiamente uno dei primi ingegni della provincia intera; e Filippo de Blasio rappresentò al Parlamento un collegio della Basilicata!
Il cento storico
Il centro storico di Guardia è stato oggetto di numerosi studi recenti. Riguardo allo sviluppo del centro storico Guardia Sanframondi ha un processo formativo urbano non del tutto chiaro: ” Si può supporre che inizialmente, tra VIII e XI secolo, ci siano stati due piccoli nuclei abitativi a casale localizzati intorno ai due corsi d’acqua che ancora oggi attraversano il vecchi centro abitato. Si possono individuare questi primi insediamenti in quegli aggregati di case di forma complessivamente ellittica che si trovano intorno alle vie Canalicchio, ad ovest del castello, e intorno allo slargo antistante alla chiesa di S. Rocco (zona Toppo), ai bordi del torrente Ratello. La loro forma richiama gli accentramenti spontanei dell’Appennino sannita difesi da palizzate e da terrapieni (da questi accorgimenti difensivi deriva il loro perimetro curvilineo). Con l’avvento dei Normanni fu realizzato un primo castello tra la fine dell’XI e la prima metà del XII secolo. Intorno al centro si formò un’edilizia minuta schierata al margine delle strade attraverso cui si accedeva allo spazio interno di fortificazione. Il centro abitato ebbe in questa fase la funzione di presidio territoriale o poco più e, dunque, una dimensione ridotta rispetto ad altri centri feudali della valli lambite dal fiume Calore. La sua crescita iniziò nel XIV secolo e proseguì fino al XVII secolo con lo sviluppo delle attività artigianali tra cui emersero, soprattutto, quelle conciarie. Il circuito delle mura urbiche si ampliò e, progressivamente, si formò un nuovo tessuto edilizio basato essenzialmente su due schemi di lottizzazione. Il primo è probabilmente quello che comprende via Fiorilli e via S.Leonardo e che, impostato su terrazzamenti di passo costante, aveva fitto reticolo viario (in larga parte, ormai, obliterato) ed isolati quadrati di piccola dimensione (m 9×9) con traverse di sezione non superiore a m 2. Conteneva abitazioni di circa quattro vani ( due all piano terra e due al piano primo) fondate su piani sfalsati che assecondavano la pendenza del terreno. Il secondo tipo di tessuto edilizio è quello che include via dietro gli Orti, via M. F. Guidi e si estende fino a toccare in alto via Portella. Ha configurazione geometrica, disposizione e moduli analoghi ma di dimensione leggermente superiore ( m 10×10) anche se il suo assetto originario è più difficilmente ricostruibile a causa delle profonde trasformazioni intervenute dopo il XVII secolo. Una casa in via Guidi, che nelle cornici medievali delle finestre del primo piano mostra un motivo decorativo particolare (il cosiddetto arco a fiamma), consente di riferire la strutturazione di quest’area agli inizi del XV secolo, mentre lo schema partitivo precedentemente descritto va collocato nella prima metà del XIV secolo. Guardia Sanframondi ebbe ulteriori espansioni nel seicento (fu incluso nella cinta muraria il quartiere dominato da palazzo Sellaroli, raro edificio a corte tardorinascimentale, realizzato in tale periodo nel corso di una diffusa ristrutturazione della zona) e nel settecento, allorché l’edificazione si diffuse lungo le strade extramuranee comprendendo anche importanti edifici religiosi. In queste ultime due epoche si ebbe una sensibile evoluzione dell’architettura residenziale. Furono costruiti palazzi di notevole dimensione e qualità, frutto di accorpamenti di unità edilizie di base, che raggiunsero in alcuni casi un fasto arredativo assimilabile a quello tuttora documentato da alcune chiese locali. Anche l’edilizia comune si modificò aumentando la propria consistenza sia in altezza che in larghezza e dando luogo ad una considerevole varietà di tipologie abitative. Con la costruzione a monte del centro abitato della via Sannitica si spostò l’asse di gravitazione delle attività urbane e così tra il XIX e gli inizi del XX secolo si costituì un tessuto edilizio importante, con fronti compatti, lungo i bordi del nuovo assetto stradale. Le abitazioni, in generale, subirono gli effetti di questa nuova stagione, caratterizzata dal prevalere della produzione agricola e delle attività di trasformazione ad essa collegate su ogni altro tipo di lavoro, e persero lentamente la loro fisionomia d’origine finendo per serializzarsi più o meno profondamente”.