Riti settennali di penitenza in onore dell’Assunta
STORIA DEI RITI SETTENNALI
Simboli, Anima, Identità, Terra, Comunità, Senso del Sacro, Fede: sono questi i caratteri tipici di ogni tradizione ed in particolar modo dei Riti Settennali di Penitenza in Onore della Vergine Assunta in Guardia Sanframondi. Con cadenza settennale (si veda sezione ‘Per saperne di più…’), tale manifestazione offre allo sguardo dei devoti, pellegrini e studiosi le processioni penitenziali. Nell’occasione, il sentimento popolare tocca vette di una profonda spiritualità e, allo stesso tempo, l’incantevole scenario del Borgo Medievale di Guardia Sanframondi torna ad essere, nel segno di una consolidata tradizione, lo ‘scenario’, dentro il tempo ed oltre lo spazio, di un evento unico nel suo genere, che in questo contesto prende forma e si anima traendone nuova forza e risultando valorizzato.
Le origini dei Riti Settennali di Penitenza ad oggi risultano incerte, mancando fonti documentali attendibili. Tuttavia, diverse sono le leggende legate alla nascita dei Riti Settennali.
La più nota narra che:
[…]mentre alcuni contadini dissodavano il terreno con un aratro trainato da due buoi, rimasero sorpresi da un suono di campanelli provenienti dal sottosuolo, in corrispondenza di quella che una volta era la chiesa di S.M. di Limatola. Ed avendo essi scavato più a fondo in quel punto, scoprirono, tra le zolle, due campanelli e la statua di una Madonna. Essendosi diffusa rapidamente la notizia dell’avvenimento accorsero sul luogo le popolazioni limitrofe di Castelvenere, Paupisi e Vitulano, le quali tentarono invano di estrarre dal terreno la statua che appariva particolarmente pesante. Alla fine giunsero in un corteo penitenziale gli abitanti di Guardia Sanframondi, i quali presero a spalla la statua, divenuta nel frattempo leggerissima, e la trasportarono nel loro paese, ove venne custodita nella chiesa principale e dove ancora oggi è oggetto di speciale culto di grande venerazione. […]
Tale storia, con quasi certezza ha dato origine alla processione dei Battenti che ha luogo, ogni sette anni, a Guardia Sanframondi.
Stando a ciò che la leggenda narra e alle documentazioni storiche l’origine della venerazione dei guardiesi per l’Assunta, dovrebbe collocarsi nell’arco temporale che va tra il 1400 e il 1588, momento a partire dal quale la statua lignea raffigurante la Vergine Assunta è sempre stata, è, e sempre sarà la madre spirituale dl popolo guardiese.
Struttura dei Riti
SIMBOLI DEI RITI
All’interno dei Riti Settennali vi sono, da sempre, dei simboli caratteristici, strettamente legati all’evento stesso, che assumono un ruolo cruciale volto a creare un connubio tra la forte spiritualità dell’uomo (popolo guardiese) e l’oggetto stesso.
Tali simboli sono essenzialmente : i campanelli, la disciplina, la spugna, la corona di spine e la fune.
I CAMPANELLI
Si tratta di due campane, una più piccola dell’altra, attaccate a un unico sostegno di legno con due impugnature laterali che ne consentono la presa e la trasportabilità. Sulla più grande vi è incisa ‘Jesus Maria 1048’ mentre su entrambe due nomi: ‘Assunta e Pietro Pascale’. La religiosità popolare attribuisce ai campanelli il compito di convocare la comunità alla preghiera pubblica, quindi il primo simbolo di cui si sta parlando è di tipo sonoro: un suono ritmato che accompagna l’intera manifestazione nonché la fase antecedente la stessa consistente nella ‘questua’, raccolta di offerte che il popolo guardiese fa per garantire la buona riuscita dei misteri e dell’intero evento. Ad oggi i campanelli sono conservati sotto la nicchia dell’Assunta.
LA DISCIPLINA
La ‘disciplina’, realizzata e costruita da artigiani locali appartenenti ai rioni, è un antico strumento di penitenza, consistente in un gruppo di strisce metalliche unite da una catenella, con la quale i disciplinanti, appunto, si autoinfliggono una punizione corporale (autoflagellazione) percuotendosi le spalle.
LA SPUGNETTA
La ‘spugnetta’, anch’essa realizzata e costruita da artigiani locali appartenenti ai rioni, è un pezzo di sughero circolare nel quale sono opportunamente infilati degli spilli, che la tradizione indica in trentatré (gli anni di Cristo). Questi spilli fuoriescono dal sughero per circa due millimetri, e sono ulteriormente distanziati dalla base del sughero con uno strato di cera, che ha il compito di preservare la ferita dal contatto del sughero e a livellare la sua superficie circolare. Attraverso tale strumento il battente, percuotendosi incessantemente provoca il sanguinamento del petto.
LA CRONA DI SPINE E LA FUNE
Durante le ‘processioni di penitenza’, la comunità guardiese tutta che vi partecipa, reca in testa una corona di spine (che richiama quella di Cristo) e, incrociato sul petto ed annodato ai fianchi, porta un lungo cordone che richiama le funi con cui Cristo fu legato e flagellato.
I LUOGHI DEI RITI: I RIONI
Un ruolo attivo nell’organizzazione della manifestazione, è ricoperto dai Quattro Rioni: Croce, Portella, Fontanella e Piazza, che formano il ‘Comitato dei Riti Settennali’.
Il Termine ‘Rione’, nei Riti Settennali, si discosta completamente dal significato che ha in altre manifestazioni religiose o folcloristiche, dove il ‘Rione’ o la ‘Contrada’ indica rivalità e competitività. Il ‘Rione’ a Guardia Sanframondi, infatti, identifica e colloca l’intera comunità nel perimetro territoriale ed rappresenta l’organo essenziale della manifestazione penitenziale volta a dare voce a tutti senza nessuna discriminazione d’età, sesso, cultura.
IL RIONE CROCE
Il Rione Croce, situato nella porzione orientale del perimetro di Guardia Sanframondi, è il primo dei 4 Rioni che dà il via alla manifestazione penitenziale; punto di ritrovo dei cittadini è Piazza Croce dove è sita la Chiesa di San Rocco. La bellezza e il fascino della Chiesa di San Rocco deriva dalla sua forma ortogonale. Costruita nel 1575 come ringraziamento al Santo protettore, per la salvezza dalla peste, dalle epidemie e dalle invasioni di insetti, fu ricostruita dopo il terribile terremoto del 5 giugno 1688 che rase al suolo l’intero abitato. Internamente si presenta arricchita da dipinti del De Matteis: il ‘Trionfo di San Rocco’ (al di sopra dell’altare maggiore, databile 1710), il ‘Riposo dalla fuga in Egitto’ (entrando a destra, databile 1711) ed il ‘San Gennaro San Filippo Neri e Federico Borromeo’ (entrando a sinistra, databile 1711).
Durante la settimana dei Riti Settennali, rispettivamente il Lunedì e il Martedì, il Rione Croce partecipa a due diverse processioni: ‘processione di penitenza’ e ‘processione di comunione’, le quali hanno lo scopo di avvicinare i partecipanti, i fedeli e la comunità tutta ai Sacramenti della penitenza e della confessione prima e della eucaristia e della comunione poi. E’ questo una sorta di progressivo, lento e convinto avvicinamento alla processione generale della domenica che vede protagonista la Madonna dell’Assunta.
Tali processioni vengono precedute dallo ‘Stendardo’, un’antica bandiera caratterizzata da semplici decori sul raso in seta che traggono temi e simboli identificativi di ciascun rione, a cui seguono le rappresentazioni statiche, chiamate ‘Misteri’, ovvero quadri viventi, rappresentazioni simboliche mutuate delle sacre scritture, vite dei santi, storia della chiesa, dogmi di fede.
Tra i Misteri peculiari del Rione Croce senza dubbio và ricordato il ‘San Girolamo Penitente’ che per il popolo guardiese e un monito di riflessione e di continua ricerca della fede e del perdono di Dio.
Le intere processioni, infine, sono contraddistinte dalla presenza del ‘Coro Rionale’, unico momento sonoro che spezza il silenzio onirico del corteo, il quale intona le proprie canzoni celebrative e laudative dell’Assunta appositamente predisposte.
IL RIONE PORTELLA
Il Rione Portella, situato nella porzione levante del perimetro di Guardia Sanframondi, segue il Rione Croce nella processione generale; punto di ritrovo dei cittadini è Piazza Condotto posta alle spalle della Chiesa di San Sebastiano. Costruita nel 1515, per opera della Confraternita di Santa Maria della Pietà, subì nel 1623 un ampliamento ad opera dei conciatori di pelle che la dedicarono a San Sebastiano, il loro Santo protettore. Ad unica navata, costituisce un autentico gioiello d’arte, con al suo interno tele ed affreschi di Paolo De Matteis, stucchi di Domenico Antonio Vaccaro. La particolarità della Chiesa è dovuta al fatto che la corporazione dei conciatori, pur venerando il loro San Sebastiano, non potevano far mancare, nelle rappresentazioni pittoriche, temi ispiratori ai culti da sempre presenti nella comunità locale. Si ritrova, infatti, ‘L’Assunzione della Vergine’ rappresentata nella volta della navata; un ‘San Filippo in adorazione della Natività’, e un ‘San Girolamo penitente’, il cui richiamo diretto ai ‘penitenti’ dei Riti Settennali Guardiesi è chiaramente immediato.
Durante la settimana dei Riti Settennali, rispettivamente il Martedì ed il Mercoledì, il Rione Portella partecipa a due diverse processioni: ‘processione di penitenza’ e ‘processione di comunione’, che sono precedute dallo ‘Stendardo’, a cui seguono le rappresentazioni statiche, chiamate ‘Misteri’. Tra i Misteri peculiari del Rione Portella, senza dubbio, va ricordato il ‘Martirio di San Sebastiano’, giovane tribuno che si convertì al Cristianesimo e combatté le persecuzioni a difesa della propria fede ardente. Le intere processioni, infine, come accade per l’altro Rione, sono contraddistinte dal ‘Coro Rionale’.
IL RIONE FONTANELLA
Il Rione Fontanella, situato nella porzione occidentale del perimetro di Guardia Sanframondi, segue il Rione Portella nella processione generale; punto di ritrovo dei cittadini è Piazza Canalicchio prossima alla Chiesa di San Leonardo. Nata come cappella, nell’omonima strada, pur non avendo rilevanza artistica, assume invece, importanza dal punto di vista storico essendo una delle più antiche cappelle di Guardia Sanframondi. La sua edificazione risalirebbe infatti al 1523.
Durante la settimana dei Riti Settennali, rispettivamente il Mercoledì ed il Giovedì, il Rione fontanella partecipa a due diverse processioni: ‘processione di penitenza’ e ‘processione di comunione’. Precedute dallo ‘Stendardo’, identificativo del Rione, le processioni si compongono di ‘Misteri’ ovvero di rappresentazioni statiche simboliche delle sacre scritture.
Tra i Misteri peculiari del Rione Fontanella, , va ricordato il ‘San Filippo Neri insegna la devozione mariana’, colonna della Chiesa di Roma, molto amato dai giovani che egli stesso adorava e ai quali insegnò la devozione e la preghiera per la Madonna – Madre di tutte le Madri, e patrono di Guardia Sanframondi.
Così come per i precedenti Rioni, anche in questo caso, le intere processioni sono contraddistinte dalla presenza del ‘Coro Rionale’.
IL RIONE PIAZZA
Il Rione Piazza, situato nella porzione ponente del perimetro di Guardia Sanframondi, segue il Rione Fontanella nella processione generale; punto di ritrovo dei cittadini è Via Filippo Maria Guidi, strada antistante la Chiesa dell’Ave Gratia Plena. Prima chiesa del paese, costruita all’interno della cinta muraria del centro storico, nella strada e nello slargo più importante di allora. Internamente, la chiesa è a navata unica a forma rettangolare e sul lato accoglie il ‘cappellone’ che si ricorda il primo insediamento. Di notevole pregio ed interesse storico sono gli angeli di marmo che adornano l’altare maggiore decorato con tarsie di marmi policromi e sul quale è collocata la tela del Paolo De Matteis raffigurante l’Annunciazione dipinta nel 1693.
Interdetta al culto e recentemente restaurata, l’Ave Gratia Plena è adesso un Hub delle Culture che vanno dall’arte alla pittura, al teatro, alla musica, divenendo cosi polo privilegiato di attrazione turistico culturale.
Il Rione Piazza partecipa, durante la settimana dei Riti Settennali, rispettivamente il Giovedì ed il Venerdì, con la ‘processione di penitenza’ e ‘processione di comunione’.
Tali processioni vengono precedute dallo ‘Stendardo’, a cui seguono le rappresentazioni statiche, chiamate ‘Misteri’. Tra i ‘Misteri’ peculiari del Rione Piazza senza dubbio và ricordato il ‘Ritrovamento della Statua dell’Assunta’, mistero che racconta la leggenda (vedi sezione storia) del ritrovamento della statua della Madonna, oggetto di venerazione di tutti i guardiesi e centro propulsore dei Riti Settennali. Le intere processioni, infine, sono contraddistinte dalla presenza del ‘Coro Rionale’, unico momento sonoro che spezza il silenzio onirico del corteo, il quale intona le proprie canzoni celebrative e laudative dell’Assunta appositamente predisposte.
IL CLERO E L’APERTURA DELLA LASTRA
Il Sabato, dalla Chiesa dell’Annunziata, prende il via la ‘Processione del clero e delle associazioni cattoliche’ che, presieduta dal Vescovo e proceduta da una croce lignea, si dirige verso il Santuario dove ha luogo uno dei due momenti più toccanti della manifestazione: ‘L’Apertura della Lastra’. Seguendo un cerimoniale complesso e denso di valori simbolici, tre diverse chiavi vengono usate dal Parroco, dal Sindaco e dal più anziano dei componenti dei comitati rionali, per aprire materialmente la porta in vetro che chiude la nicchia ove è riposta la statua della Madonna dell’Assunta. Durante tale momento, tutta la comunità guardiese è raccolta nel Santuario ed attende con forte devozione e commozione il susseguirsi degli attimi che separano il ricongiungimento della ‘madre’ con i propri figli; ricongiungimento che sfocia in un applauso liberatorio.
LA PROCESSIONE GENERALE
La mattina della domenica, celebrata una messa solenne, prende avvio dalla Basilica Santuario la processione generale. Preceduto dai ‘campanelli’, apre il corteo processionale lo Stendardo del Rione Croce seguito dai vari misteri, l’ultimo dei quali è ‘San Girolamo Penitente’ che anticipa l’uscita dei battenti. Questi, riuniti in silenzio e in preghiera davanti all’immagine dell’Assunta, al grido ‘Fratelli, in nome di Maria, con forza e coraggio, battetevi!!!’, all’unisono cominciano a colpirsi il petto e camminando a ritroso, sempre con lo sguardo verso la statua dell’Assunta, escono dal Santuario, disponendosi in una doppia fila. Incappucciati e vestiti con un lungo saio bianco, modificato ed aperto sul davanti, i Battenti reggono nella mano sinistra un crocifisso con l’immaginetta dell’Assunta, e con la destra si battono il petto con la ‘spugnetta’.
Seguono gli altri cortei rionali e quando l’ultimo mistero del Rione Piazza si è composto sul sagrato, la statua dell’Assunta è portata fuori la chiesa dai sacerdoti che la consegnano al popolo. Nel momento in cui c’è il passaggio di braccia e la Madonna varca l’uscita dal Santuario, in tutto il paese risuona un colpo di mortaletto. In quel momento tutto si ferma ed il popolo, distribuito ormai in ogni angolo del paese, si inginocchia in segno di devozione ed è pronto ad accoglie l’arrivo della loro Madre.
Nei pressi della Basilica di S. Sebastiano, avviene il momento toccante dell’intera manifestazione: ‘l’incontro dei Battenti con la Vergine Assunta’. Qui la Madonna viene fatta stazionare al margine della piazza per ricevere l’offerta penitenziale di ciascun battente che, aumentando il ritmo dei colpi, si inginocchia e sfila ai suoi piedi per poi riprendere il corteo processionale. Corteo che per altre ore percorrerà le vie del paese prima che la Vergine Assunta giunga nuovamente in Chiesa chiudendo definitivamente la Processione Generale.
LA CHIUSURA DELLE LASTRE
Una volta fatto ritorno nel Santuario la Statua della Vergine Assunta resta esposta ai fedeli, che la vegliano notte e giorno, per due settimane. Al termine del periodo di contemplazione (10 settembre 2017), con una piccola, intensa e particolarissima processione, che si svolge sul piazzale del Santuario, si chiamano ‘ufficialmente’ i Riti. Le peculiarità di questo giorno sono due: la partecipazione è esclusivamente riservata allapopolazione residente e la statua dell’Assunta è fatta sostare a metà percorso, dinanzi all’abitazione di una guardiese che in tempi remoti ha ricevuto la ‘grazia’ e da allora gli eredi hanno la possibilità di vivere un momento di intima venerazione con la Madonna.
Passeranno altri sette anni prima di poterla ritrovare. L’unica grande certezza per ogni guardiese rimarrà la promessa di quell’appuntamento. Ancora lì, insieme, tra sette anni, ad accogliere con gioia e rinnovata fede il ritorno della Madre.
Per Saperne di più..
LA CADENZA SETTENNALE: SIGNIFICATO SIMBOLICO DEL NUMERO SETTE
Sebbene il Settennale sia particolarmente atteso, dal popolo guardiese, in pochi sanno il perché di questo intervallo di tempo. Perché proprio sette anni? Perché deve passare tutto questo tempo per i Riti di Penitenza?
Trovare una risposta esaustiva a questi interrogativi non è facile. Ciò comporta, infatti, un viaggio temporale nel passato fino a raggiungere le antiche origini del Cristianesimo se non ad un periodo addirittura precedente.
Secondo la tradizione religiosa, il ‘sette’ è un numero benedetto, sacro. Sette, infatti, sono i doni dello Spirito Santo, i Sacramenti, i Peccati Capitali, così come le Virtù. La sua più grande importanza, tuttavia, viene attribuita al settimo giorno, giorno che Dio dedicò ‘al riposo’, la cui lettura in chiave metaforica rappresenta la chiusura di un ciclo. Tale lettura rimanda ad un passo dell’Apocalisse in cui si legge: ‘…si attendono 7 angeli che suoneranno 7 trombe, il tutto dopo aver violato i 7 sigilli apposti sul libro’.
Inoltre, il numero sette, mantiene un forte valore simbolico anche nelle antiche popolazioni semitiche, dove quest’ultimo aiutava a scandire il tempo: ogni fase lunare dura sette giorni, e all’epoca il calendario era basato sui cicli della luna. Insomma, parliamo sempre di cicli!
Concludendo quindi il settennale richiama il settimo giorno, ossia il numero di giorni che servirono a Dio per creare la Terra, e che, stando ai 10 Comandamenti, è importante per il fatto che chiude un ciclo e, come tale, va onorato e celebrato. L’importanza del numero sette, per i Riti Penitenziali Guardiesi, dunque e la conseguente scadenza settennale è stata introdotta nell’immediato dopoguerra.
Pur non potendo determinare con certezza l’inizio dei ‘Riti’, da fonti storiche (‘Riti di penitenza e di propiziazione da un inedito manoscritto del XVIII sec.’ Di Giovanni Giordano – Edizioni Centro Culturale Sannitica,1981) si evince che questi Riti nacquero come processioni imprecatorie in casi di calamità naturali, carestie, fame, guerre o pestilenza e che, dal XVIII e XIX secolo, 23 furono i Riti per implorare la pioggia, 2 per ottenere il sereno e 4 per allontanare le carestie e la peste.
L’IMPORTANZA DELL’ANONIMATO E IL VALORE DEL SANGUE.
Un secondo interrogativo che nasce in capo all’osservatore esterno è la presenza del penitente (guardiese o non) che indossa un saio bianco e copre il volto con un cappuccio. Perché proprio un saio bianco? Perché l’anonimato?
L’anonimato è un aspetto fondamentale e inviolabile, sia per i Flagellanti ma soprattutto per i Battenti, il cui voto di penitenza rimane spesso sconosciuto agli stessi familiari. Anche in questo caso non esiste una data certa di inizio, ma la trasmissione di generazione in generazione, unione tra passato e presente.
Il Saio bianco, che rappresenta la voglia di redimersi, liberarsi dal peccato, dalla condizione terrena di sofferenza e di imperfezione, è simbolo di una penitenza, nella sua forma di autoflagellazione, che richiama rispetto particolare e una considerazione speciale. Un rispetto che non deve essere ignorato, vista la complessità e la radicata storicità del fenomeno, senza leggere la penitenza nei suoi aspetti cruenti e/o ‘spettacolari’. Che sia un atto di fede, un voto, oppure un peccato da eliminare, il ‘sangue’, vero protagonista del rito, è l’elemento caratterizzante ed intimo che unisce l’uomo con la propria Madre. ‘Il vero guardiese i Riti se li porta nel sangue!’, scrive Padre Giancarlo Giannasso nella presentazione al Volume di Padre Filippo di Lonardo (2009:5-7) intitolato ‘Festa dell’Assunta Fede, Cultura, Tradizione’.
Sangue che porta con sé due ipotesi interpretative: il sangue come rinascita, da associare alla vita, o l’idea del sangue – penitenza inteso come mortificazione. In entrambi i casi il sangue ‘intenzionalmente versato’ diventa parola mutevole, forte e silenziosa, nascosta ed urlata. Un sangue che, conferisce sacralità e continuità tra mondo terreno e mondi divino. I Riti Settennali nella loro interezza, si fanno testimonianza viva di un passato che resta.
LE TRE CHIAVI CHE SEPARANO ‘LA MAMMA CELESTE’ DAI SUOI ‘FIGLI PENITENTI’
Le chiavi alludono da sempre al mistero, all’iniziazione e alla rivelazione. Quanto è custodito sotto chiave ha un valore ed è quindi protetto. E’ proprio questo il compito delle tre chiavi che preservano l’Immagine dell’Assunta. Ma perché proprio tre?
La chiave, nel cristianesimo, assume diverse forme simboliche; principalmente nel testo sacro del Nuovo Testamento è concepito come potere fondamentale per intraprendere un cammino sacro-religioso o iniziatico. Il numero tre, insieme al sette, è il simbolo della completezza. Tre, infatti, sono le persone della Trinità, espressione perfetta della relazione amorosa e ordinata che si esplica dal Padre al Figlio per mezzo dello Spirito Santo.
Analogamente, tale lettura può essere conferita anche al momento dell’apertura della lastra dove appunto le tre chiavi, detenute dal Decano dei Comitati Rionali, dal Parroco e dal Sindaco, rappresentano il mezzo di connessione tra i ‘Figli Penitenti’ e la propria ‘Mamma Celeste’.
per saperne di più: ritisettennali.org